Nazionale

Majlinda e la prima volta d’oro del Kosovo

Kosovo. Fate una cosa: cercate il nome di questo Paese nell'elenco dei membri delle Nazioni Unite. Fatto? Non l'avete trovato. Ora, invece, cercate la lista di tutte le nazioni riconosciute dal Comitato Olimpico Internazionale. Ok? Eccolo, c'è. Perché dal dicembre 2014 il Kosovo per lo sport esiste. E a Rio de Janeiro ha addirittura vinto una medaglia d'oro, la prima della sua storia, nella categoria 52 kg del judo: Majlinda Kelmendi ha superato la nostra Odette Giuffrida sul tatami e ha fatto scoppiare di gioia la capitale del Kosovo, Pristina. Le strade si sono riempite come da noi nei giorni delle vittorie ai Mondiali di calcio. Per il milione e ottocentomila kossovari, è stato un tuffo al cuore.

Majlinda è nata nel maggio del 1991. In un Paese che si chiamava ancora Jugoslavia. Proprio un mese dopo, cominciarono le guerre che frantumarono l’unità nazionale. La terra che aveva un solo nome, cominciò ad averne diversi: Slovenia, Croazia, Macedonia, Montenegro, Serbia... Fino a che, dopo un drammatico conflitto nel 1998, anche il Kosovo, piccola enclave a maggioranza albanese e dove i serbi sono in minoranza, cominciò un contrastato percorso verso l'indipendenza. Che i vicini di casa, i serbi, continuano a veder male. Fino al punto di dire ai loro atleti a Rio: se doveste trovarvi sul podio con un kosovaro, non guardate la loro bandiera... Ancora 80 nazioni al mondo non riconoscono il Kosovo, che però sportivamente è un Paese come tutti gli altri.

E come tutti gli altri può festeggiare le sue medaglie. Quella d'oro di Majlinda è "un sogno". La ragazza di Pec aveva già partecipato alle Olimpiadi, ma nel 2012 indossava i colori della vicina Albania. Per la gente del Kosovo è un motivo di orgoglio che supera pure i tanti guai della vita quotidiana. Si tratta, infatti, di uno dei Paesi più poveri d'Europa. Almeno da questo punto di vista, la Kelmendi non avrà di questi problemi: il Governo le ha consegnato un premio di 100mila euro per il suo successo. Ma soldi o non soldi, la speranza è che il suo oro consolidi sempre più il processo di pace, una pace ancora difficile da proteggere. Quanto alla Kelmendi, dovrà far attenzione alla nostra Odette, la romana di Montesacro che a Rio è finita seconda, e che ci ha detto: "A Tokyo voglio vincere io".

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